
Credo che “Tornate al Sud”, la poesia/appello che Franco Arminio qualche anno fa indirizzò ai giovani meridionali fuori sede, inserita nelle pagine di “Fiumi a mare”, si carichi di ulteriore senso. È per questo che chiesi a Franco (paesologo, poeta, scrittore, regista …la lista è lunga) di poterla usare a fare corpo unico di concreta utopia poetica. Mi propose un baratto con qualcosa che rappresentasse, e restituisse voce, a un (mio) pezzo minimo di terra “dell’osso”. In un giorno di neve, nella Casa della Paesologia della sua Bisaccia, la cosa “pratica” consistette in un benestare che scelsi di ricambiare con un Caciocavallo del Re, quello dell’Alto casertano con l’oliva caiazzana in testa, e di una Pizza figliata, che feci fare apposta da un’amica di Partignano, luogo d’origine di questo spettacolare dolce natalizio. Il bello è che con la scusa del baratto venne a concretizzarsi, oltre che quello “pratico”, anche uno scambio “emotivo”: un po’ di tempo a chiacchierare che conservo con la premura dovuta alle cose care, durante il quale mi partecipò l’entusiasmo e la militanza per i suoi numerosi progetti e gli raccontai la crucialità della questione Sud con lo sguardo dal mio spicchio di mondo. Poi, nella casa di Bisaccia arrivarono altri profughi e le parole s’incamminarono verso ulteriori terapeutiche poesie …e io verso casa.
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TORNATE AL SUD
di Franco Arminio
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Una volta l’emigrante
spediva i soldi a casa.
I paesi sono pieni di case
fatte coi soldi degli emigrati.
Ora il giovane laureato
che emigra a Milano
si compra lì la casa coi soldi dei genitori
oppure lavora solo per mangiare
e pagare il fitto.
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L’emigrazione è un furto
e i popoli costretti ad emigrare
sono popoli derubati.
Bisogna dirlo forte e chiaro
ai ragazzi meridionali:
tornate qui
e buttate dalle scale
i sindaci addormentati,
chiedete ai governanti
perché qui si muore
due anni prima che al nord,
chiedete perché non ci sono treni,
chiedete perché non vengono fermati
i criminali.
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Tornate presto, non pensate
se è conveniente per la vostra vita,
tornate qui per un moto di rabbia,
tornate perché non state in un mondo
più avanzato di quello che avete lasciato.
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Ecco, cominciate la grande migrazione
al contrario: qui avete una cosa vuota
che vi aspetta, la casa che vostro nonno
ha costruito coi soldi dell’emigrazione:
voi qui potete accendere la vita,
altrove al massimo potete tirare avanti
solo la vostra vita.