
Fino a vent’anni fa, con le ferrovie, da Napoli era possibile raggiungere Pescara in maniera diretta, senza dover per forza cambiare treno. Per farlo occorreva mettere in preventivo cinque ore di viaggio, un tempo di percorrenza non di certo eccezionale per 300 chilometri ma, considerato il tracciato appenninico, neppure disprezzabile. Un binario che teneva assieme due importanti città del Mezzogiorno, metteva in relazione l’Adriatico con il Tirreno e “cuciva” un entroterra di paesini e di popolose realtà come Venafro, Isernia, Sulmona e Chieti.
Poi, interessi opposti a quelli della gente che vive quei territori, devono aver portato qualcuno a considerare quella tratta come un “ramo secco”. Ma poiché, come avvisa Legambiente nel report annuale (Pendolaria), “un ramo nasce verde e secca solamente quando la pianta è curata male”, con il Napoli-Pescara ci si dovettero mettere d’impegno per poter diagnosticare la malattia. E così, dopo aver stabilito orari che mal si conciliavano con le esigenze dei viaggiatori e stabilito coincidenze che non coincidevano, nel 2007 vennero anche allungati i tempi di percorrenza fino a sei ore. Nel 2010 poi, il servizio da Napoli venne limitato a Sulmona e l’anno successivo mozzato a Castel di Sangro, con la cancellazione totale del servizio locale. Inevitabile a fine 2011 la chiusura definitiva del tronco più impervio, ancorché più suggestivo, tra Sulmona e Carpinone.
Oggi se ci si vuole spostare tra le due città in cinque ore, anche con le tariffe più care, bisogna rassegnarsi a passare da Roma e provvedere ad almeno un cambio di treno. Ma chi volesse farlo a costi più contenuti si rassegni all’odissea dei quattro cambi treno e nove ore di calvario. Nel mentre l’entroterra, un tempo servito dalla ferrovia che nei decenni passati aveva contribuito, non poco, a procurare vantaggi e migliori aspettative per l’economia locale, è oggi percorso da autolinee sostitutive che nei periodi meteorologicamente sfavorevoli non sono attrezzate a rompere l’isolamento di intere comunità.
È sorprendente come in un panorama dalle prospettive così desolanti, grazie alla tenacia di appassionati volontari dell’associazionismo “dal basso”, principalmente dell’associazione “Le Rotaie” di Isernia, che hanno intercettato le possibilità offerte dal progetto della Fondazione FS “Binari senza Tempo”, sia da qualche anno riuscita a sbocciare, e consolidarsi, una magnifica realtà. Si tratta della riapertura ad uso turistico della “Ferrovia dei Parchi”, un nome derivato dall’ubicazione tra il Parco nazionale della Maiella, quello d’Abruzzo e la Riserva MaB dell’Alto Molise. 128 chilometri tra Sulmona e Carpinone che si sono guadagnati, già dal 1980, per un articolo dello scrittore Luciano Zeppegno su Gente Viaggi, l’appellativo di “Transiberiana d’Italia” complici le nevicate invernali che fanno somigliare i paesaggi attraversati a quelli, severi e freddi, osservabili (almeno nell’immaginario comune) tra Mosca e Vladivostok.
“Una splendida avventura” dicono quelli de “Le Rotaie”, attivi già dal 2006, che per primi hanno creduto nel progetto e che si dicono convinti possa diventare un volano per il rilancio sociale ed economico delle aree interne. Un’avventura che ogni anno attrae oltre 31.000 viaggiatori, italiani e stranieri, co-protagonisti del primato che ne fa la più frequentata tra tutte le ferrovie turistiche d’Italia, con i suoi convogli dagli interni in legno risalenti agli anni Trenta, le classiche lampade déco e le impeccabili toilette bianche. Un fascino lontano anni luce dal “modernume” dei regionali di oggi.
La “Napoletana”, come la chiama la gente del posto, è la linea inerpicata fino a quota 1.300 metri unanimemente ritenuta, tra tutte, la più bella. L’esclusiva (ed eroica) attività turistica rappresenta però solo una parziale espressione delle potenzialità, tanto è vero che l’auspicio largamente condiviso, è che possa essere presto ripristinato il collegamento tra Pescara e Napoli, con corse dirette e regolari nei giorni feriali, integrato dall’attività turistica dei treni storici nei fine settimana. Sarebbe la piena attività sulla scorta di quanto già viene sperimentato con successo all’estero per diverse altre linee ferroviarie.